(il titolo del post – che riporta la tipica domanda della sig.ra del banco gastronomia quando sul piatto della bilancia ci sono 2,4 etti di prosciutto e tu ne avevi chiesti 1,5 – ha a che fare con bilance e bilanci, cose che si lasciano e proprio perchè le lasci ci guadagni e con una certa mia ironia nel guardare il mondo e le cose del mondo)
Natale è alle porte, il nuovo anno anche, e oggi compio un anno e 18 gg da libera professionista e lontano dal lavoro in banca.
in genere questo periodo mi invita a fare bilanci e riflessioni sull’anno che si conclude e questa volta, da libera professionista, ho scoperto che il momento dei bilanci e delle riflessioni arriva, un po’ a tutti quelli che lavorano in proprio, appena dopo le ferie estive. così, visto che ancora non mi sono completamente calata nella parte, nel 2016 affronto ben due bilanci: estivo e invernale!
il bilancio invernale 2016: anno bisesto, anno funesto? complessivamente per me direi non funesto, a meno di sconvolgimenti in questi pochi gg che ci separano al 31 (fai un gesto scaramantico a tua scelta, grazie).
lascio senza alcun rimpianto 16 anni di attività, tra consulenza e lavoro da ‘impiegata’ bancaria, che già sto termine ‘impiegata’ avrebbe dovuto farmi riflettere sulla mia disponibilità a farmi ‘impiegare’ e soprattutto ‘piegare’ a fare cose decise da altri e non condivise…eppure non ci avevo riflettuto. dicevo 16 anni, polverizzati come se non fossero mai esistiti. anzi, vi dirò di più, ad oggi non mi capacito di come io abbia potuto gli ultimi anni timbrare il cartellino all’ora stabilita e mangiare all’ora stabilita e fare tutte le cose inutili stabilite e farne tante tutte decisamente inutili e stabilite in modo da avere tante scadenze molto pressanti stabilite per far vedere che si produce tanta roba inutile stabilita, ancor più di quanto stabilito. in pratica gli ultimi due anni lì sono stati per me due anni nell’assurdistan. per fortuna, dall’assurdistan sono uscita presentando una lettera. saluti e baci. anzi, saluti.
l’obiettivo per l’anno 2016 era la costruzione – e la ricostruzione – di me e del mio lavoro. la ricostruzione di me, dopo l’incidente dell’anno scorso, era necessaria e doverosa e devo dire che ora è a buon punto e non è ancora completata. si è trattato di una ricostruzione ‘fisica’, nonché di comporre abilmente in un puzzle molte idee e tante emozioni che dovevano riprendere una forma che mi fosse utile e non distruttiva; diciamo che di pari passo con le ossa fratturate, anche i pensieri hanno dovuto trovare la loro collocazione e legarsi tra loro trovando una forma. e si sa, quando qualcosa si rompe, ciò che si ricostruisce non può più essere identico a prima – meglio!
ho imparato a fare tante tante cose nuove. dal capire vagamente come si emetta una fattura e come si stabiliscano i prezzi del lavoro che offri, in modo da non trovarti poi a conti fatti ad aver pagato per lavorare. al gestire il recupero crediti – e qui non sono buona, ve lo dico- quindi a capire che devo imparare a gestirlo e a non creare proprio la situazione in cui io debba recuperare dei soldi.
la mia maggiore soddisfazione dell’anno, oltre ai clienti che sono venuti da me per percorsi di coaching personali, è stata il corso ‘coach professionista’ a DURGA (guarda qua che bello! http://www.durgatopos.it/scuola-di-coaching/), dove ho seguito una classe di allievi dai loro primi passi fino alla pratica della professione! ora ci sono 11 nuovi coach professionisti e questo mi fa riflettere sul principio cardine del coaching, ovvero che ‘il linguaggio è generativo’.
l’ho detto fin da subito e sempre lo dirò, OASI/TOPOS/Durga è una realtà parallela, positiva, piena di energie e gestita e frequentata da persone ‘insolite’ nel senso buono del termine. non scendo nei particolari, che sarebbero tantissimi: lì io mi riconcilio col mondo del lavoro, vedo che è possibile lavorare in modo costruttivo, pur anche quando c’è qualche conflitto perché è gestibile! è quello che cercavo dopo ‘l’esperienza banca’…e l’ho trovato. ho scoperto le gioie e le soddisfazioni di insegnare, dove dai e ricevi in continuazione, in un doppio binario di scambi di conoscenze, punti di vista, competenze che arricchiscono tutti. ho riconquistato quello che mi mancava: percepire il senso e l’utilità di quello che faccio. in questo contesto mi sento finalmente ‘impegnata’ e non ‘impiegata’.
lascio qui nel 2016 le frasi ‘non sei capace’, ‘è una follia con la crisi che c’è’, ‘te ne pentirai’ e tante tante tante troppe frasi che mi sono state dette per incoraggiarmi, a non cambiare MAI!, pur essendo io profondamente infelice. ‘c’è chi sta peggio’. concordo e probabilmente ci sarà sempre. detto ciò non credo fosse proficuo per me continuare a svegliarsi ogni santa mattina feriale con le trombe, accompagnata dall’alibi che ‘c’è chi sta peggio’.
che cosa ci sarà nel mio 2017? sicuramente la scuola di coaching, che ha ripreso con la sua nuova edizione a ottobre 2016 e che formerà nuovi coach professionisti l’anno prossimo: è già nel mio cuore. ‘un allenatore se deve inamorare dei suoi giogatori! (j.velasco). sono già di nuovo innamorata. una bella classe. guarda caso diversa dalla precedente, che era bellissima anche. e così metto in campo nuovi modi di insegnare e anche nuovi argomenti!
il 2017 per me ha due obiettivi sfidanti: espandere la mia clientela in ambito business coaching e scrivere un ebook. le idee ci sono, alcuni passi sono già focalizzati, altri saranno da dettagliare. sono due sfide impegnative e sento che voglio affrontarle. non ve ne parlo ancora e lo farò durante l’anno nuovo!
concludo augurando a tutti voi felice natale e ringraziando in particolare i ‘miei’ già coach e i ‘miei’ futuri coach e la scuola che ha reso tutto ciò possibile. siete i miei piezz’e core (e io sono biellese!).
grazie!