Mi chiamo Rossella e circa 4 anni fa mi è stata diagnosticata la fibromialgia.
Tutto iniziò con mio figlio piccolo che prese al nido la bocca mani piedi, fu contagiato mio marito e poi io. Cominciai ad avere dolori alle mani e sensazioni come punture di spillo, ai miei famigliari i sintomi sparirono in qualche giorno invece a me ne sopraggiungevano ogni giorno di nuovi e inspiegabili.
Si sviluppò improvvisamente una forte sensibilità al caldo e al freddo sulle mani, sentivo dolore a stringere gli oggetti, cominciarono i dolori alle articolazioni e ai muscoli (in alcuni momenti le gambe erano così rigide che facevo fatica a camminare), avevo dolori al petto e alla schiena che non mi facevano respirare, l’insonnia era quasi completa (con i sonniferi dormivo al più 2/3 h per notte). Le emicranie erano frequenti. La mia mente non era più lucida, facevo fatica a seguire i ragionamenti e avevo vuoti di memoria (mi sentivo come se avessi cotone nel cervello!). A lavoro facevo fatica a seguire le riunioni e le mie attività, non parliamo delle telefonate in inglese! Sopraggiunsero anche attacchi di tachicardia, d’ansia e depressione.
Onestamente non capivo cosa cavolo mi stesse succedendo! Avevo la sensazione che qualcuno avesse sostituito durante una notte il mio corpo con uno non funzionante (come capitava nei film sugli ufo che guardavo da piccola).
La diagnosi arrivò presto: sindrome fibromialgica, cronica e incurabile (‘Dovrà imparare a conviverci, forse le servirà l’aiuto di uno psicologo’ mi disse il reumatologo). A parte qualche consiglio di lieve utilità (ginnastica dolce, fisioterapia, ecc.), il medico non seppe che prescrivermi psicofarmaci che mi diedero effetti collaterali terribili e poi una reazione allergica che mi fece correre in ospedale con la gola che si stringeva (sospesi immediatamente i farmaci e non volli più saperne di provarne di nuovi).
Ero disperata perché non sapevo come potessi, in quelle condizioni, occuparmi dei bambini (ancora molto piccoli), seguire il mio lavoro in ambito tecnico e condurre una vita che possa considerarsi normale.
Mi misi a cercare su internet ma all’inizio fu ancora peggio, non facevo che trovare storie di donne (eh sì perché questa sindrome colpisce per il 90% le donne!) la cui situazione non faceva che peggiorare fino a che i sintomi diventavano invalidanti. La maggior parte erano costrette a smettere di lavorare, di guidare e a volte praticamente a spostarsi dal letto di casa.
Poi finalmente cominciai ad ascoltare i consigli della mia cara amica V., mi disse due cose che sono risultate essenziali: ‘Togli dalla tua dieta gli alimenti infiammatori e starai meglio’ e ‘Cerca su internet solo le storie delle persone che hanno trovato una strada per stare meglio e parti delle loro esperienze.’
Da lì è iniziato il mio lungo percorso di ricerca e studio (prima solo sulla rete ed in seguito anche sotto la guida di terapeuti illuminati, medici e non) che mi ha portato ad individuare le cause della mia patologia.
Data la mia formazione scientifica, inizialmente ero tanto diffidente riguardo tutto ciò che non è considerato ‘ufficiale’ dalla medicina allopatica, ma ho capito ben presto che non può funzionare qualunque approccio alla malattia che non sia olistico, cioè che non tenga conto del corpo nella sua interezza e della sua interazione con la psiche. Ho aperto la mente alle discipline ‘non convenzionali’ (mi piace chiamarla medicina integrativa) grazie alla quali ho capito che il corpo va nutrito con i cibi ‘veri’ (non processati, non industriali ma ricchi di nutrienti), che molte malattie dipendono dalla continua esposizione a tossine presenti nell’ambiente in cui viviamo (ahimè sempre più inquinato), che vanno curati gli squilibri energetici e quelli spirituali. Certo, è stato molto complesso seguire una strada diversa da quella convenzionalmente indicata dalla medicina, soprattutto all’inizio, perché ho avuto molta opposizione da parte delle persone che mi circondano (famigliari, amici, colleghi, ecc.) che dimostravano scetticismo se non vera e propria avversione: ‘La dieta non serve a nulla’, ‘Quel medico è un ciarlatano, ti sta prendendo in giro’, ‘Le terapie naturopatiche sono solo palliative, solo i farmaci funzionano’, ‘Il reumatologo dice che non si può guarire, quindi è inutile sperare’ (questo da parte di altre persone malate di fibromialgia!).
Ma io testardamente ho voluto cominciare: la dieta Paleo è stato il primo passo del mio percorso.
Tornando all’alimentazione dei nostri antenati del paleolitico senza cibi industriali e con gli alimenti che ci offre la natura (tante verdure, frutta, pesce, carne e uova), eliminando invece quelli infiammatori (zucchero, cereali soprattutto con glutine, latticini, legumi, ecc.) e integrando alcuni nutrienti essenziali il mio corpo ha cominciato a reagire positivamente e i dolori si sono attenuati. Ho scoperto ben presto che molte patologie hanno origine da un intestino malato!
Ho affiancato all’alimentazione l’attività fisica, dapprima soltanto camminate leggere e poi, man mano che recuperavo energie, anche attività di muscolazione in palestra.
Ho continuato poi il percorso con la disintossicazione del corpo prima rimuovendo le amalgame dentali in mercurio (le avevo da ben 25 anni in bocca e mi hanno via via avvelenato) e procedendo a ripulire l’organismo (in particolare il fegato) con varie tecniche (sauna, bagni e pediluvi, macchina a ionizzazione, ecc.) e con l’aiuto di fitoterapici ed integratori.
Il riequilibrio energetico con il massaggio cinese è stato un passaggio molto importante che ha dato il via ad un nuovo stato di benessere del corpo e della mente.
Uno step fondamentale, sicuramente il più complesso, riguarda la presenza di infezioni croniche, difficili da diagnosticare e soprattutto da trattare. Ho scoperto che attraverso una puntura di una zecca risalente a più di 20 anni fa mi era stato inoculato il batterio della malattia di Lyme, che è risultato convivere con altre infezioni (riattivazioni virali, candidosi, parassitosi, ecc.). Un trattamento di ‘riequilibrio del terreno’ con rimedi erboristici e omeopatici mi sta aiutando a rafforzare il sistema immunitario e a contrastare le infezioni.
In ultimo (non sicuramente in ordine di importanza) ho affrontato le mie debolezze e ricercato i miei punti di forza con un percorso di counseling che mi ha portato a guardarmi dentro e a capire quali sono i miei reali desideri ed aspirazioni (la malattia deriva spesso da esperienze dolorose o da sentimenti negativi quali frustrazione o insoddisfazione).
Tutto ciò mi ha portata ad una remissione quasi completa dei sintomi della fibromialgia e anche a remissione di patologie/sintomi pregressi con cui pensavo di dover convivere a vita (tra cui la tiroidite autoimmune!). Il cammino non è certamente ancora terminato e c’è ancora molto da fare ma i risultati stimolano a proseguire in questa direzione.
Aprire la mente, abbandonando pregiudizi e preconcetti, è stata la chiave per questo percorso, lungo e complesso certo, ma portatore di tanta esperienza e nuova consapevolezza.
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