Carla Malinverni Coach

solitudine e isolamento, due concetti differenti!

SOTTOTITOLO: sto meditando di meditare…e cioè di rinchiudermi al fresco in una solitaria meditazione (tranquilli…solo per qualche giorno!)

PREMESSA: ‘dove vai in vacanza?’ è una domanda che alle mie orecchie suona come ‘che cosa fai a capodanno?’ e non so se ho reso l’idea! già il pre-giudizio che quando non si lavora si debba necessariamente andare fisicamente in un altro luogo mi pare sempre strano (nel senso di ‘estraneo’ a me)…aggiungiamoci che il tutto debba necessariamente svolgersi in estate e in più che l’aspettativa di chi chiede sia in genere sentire una risposta che parla di grandi viaggi oppure di mari spettacolari. bene: non posso prendere il sole e in più odio il caldo e da qualche anno i viaggi per me costituiscono uno sbattimento tale che contemplo anche di restare a casa a godermi una bella solitudine generativa, in compagnia di libri, film, riflessioni creative per me e il mio lavoro…aperitivi con amici e cene in un dehors. forse è perchè in passato sono stata spesso in giro anche per lavoro e ora sento di non aver mai goduto appieno del significato di ‘casa’.

LE MIE VACANZE ESTIVE: casa a torino, casa dei miei a biella e probabilmente qualche giorno in un luogo di ritiro e silenzio che sto valutando e scegliendo! lo so che la risposta automatica è ‘poverina!’ e il retropensiero è ‘che sfigata’ et similaria. tranquilli, è una mia scelta e quindi non potrebbe essere meglio di così!

IL VALORE DELLA SOLITUDINE: nel pensare comune, la solitudine è spesso associata a tristezza, vuoto da colmare, grigiore…insomma in genere appare come qualcosa da qualificare negativamente. bene, io vi offro il mio punto di vista (condiviso da molti) sul significato di ‘solitudine’: la solitudine ci è necessaria e corrisponde a pienezza di sè, a consapevolezza, a ricerca interiore, a riflessione. per me la solitudine è paragonabile ad un silenzio all’interno di un lungo discorso: il silenzio parla ed è generativo di nuove idee. nel silenzio possiamo incontrare le nostre emozioni.

L’ISOLAMENTO: la ‘solitudine’, intesa così come ve l’ho accennata, si contrappone ‘all’isolamento’ che invece corrisponde, nella mia visione, ad una chiusura di possibilità di colloquio sia con gli altri, sia con se stessi. in questa accezione, ‘l’isolamento’ è un rifiuto a comunicare, è una scelta di staticità, di tregua assoluta, di encefalogramma piatto, di interruttore posizionato ad OFF. è il black-out. a volte sento il bisogno anche dell’isolamento da tutti i miei pensieri e dalle mie emozioni e quindi scelgo per brevissimi periodi questa situazione. io la chiamo ‘il non giorno’, perchè istituisco una giornata in cui mi occupo solo del mio sostentamento fisiologico (cibo, bevande, igiene personale…) e null’altro: abbandono anche i pensieri razionali, tanto che nel non giorno in genere dormo!

ecco che, nel senso inteso da Silvia Guarnieri e Miriam Ortiz in ‘no es lo mismo’, ho generato la distinzione linguistica solitudine/isolamento.

CHI NE HA SCRITTO: molti scrittori parlano del valore della solitudine e della differenza
solitudine/isolamento. tra le letture che hanno fatto nascere questo post, c’è osho che ne parla in termini di ‘sentirsi soli/essere da soli’, borgna che parla esattamente di ‘solitudine/isolamento’ soprattutto legata alla condizione delle persone che vivono la depressione, krishnananda e amana parlano della paura della solitudine in relazione alla sofferenza dell’abbandono.

vi dono queste letture:

‘Sentirsi soli è dolore, essere soli è pace’ Osho
Anche quando sei solo, non sei da solo. E invece una persona di meditazione è da sola, anche in una folla di migliaia di persone.
Quando sei da solo, nessuno può vedere la folla, perché è dentro di te. E quando una persona meditativa si trova in mezzo alla folla eppure sola, nessuno potrà vedere il suo essere solo, perché anch’esso è dentro di lui. Conoscere la tua solitudine vuol dire essere in rapporto con l’esistenza, con la natura, con la tua realtà. Questo ti dà un’estasi tale che non puoi nemmeno paragonarla con le gioie provate in passato.
[…]Quando tutto questo è chiaro, non è difficile metterlo in pratica. Trova del tempo – anche solo qualche minuto ogni tanto – per rimanere da solo.
All’inizio ti sentirai infelice, perché non c’è nessuno che ti dica come sei bello, o che grande artista sei. Non c’è nessuno, solo silenzio intorno a te. Un po’ di pazienza, e l’attenzione a non identificarti con la mente, potrà creare una profonda rivoluzione, quella che ti renderà veramente un sannyasin.’

‘Trascorri un po’ di tempo da solo ogni giorno.’ Dalai Lama

‘La solitudine non è l’isolamento – Eugenio Borgna
La solitudine è una condizione psicologica e umana nella quale ci si separa temporaneamente dal mondo delle persone e delle cose, dalle quotidiane occupazioni, per rientrare in noi stessi: nella nostra interiorità e nella nostra immaginazione; e questo senza smarrire mail il desiderio e la nostalgia delle relazioni con gli altri, con le persone che ci sono vicine, e con i compiti che la vita ci consegna. Certo, ci si può sentire, ed essere soli, non solo nel deserto ma anche in una grande folla. L’isolamento è invece una condizione psicologica e sociale nella quale si è chiusi, e talora quasi imprigionati, in se stessi; sia perché ci si vuole allontanare da ogni contatto con gli altri sia perché la malattia ci induce a farlo sia perché sono gli altri ad allontanarsi da noi. C’è, così, un isolamento imposto, e non voluto, doloroso e nostalgico, un isolamento sociale, e c’è un isolamento che si sceglie sulla scia della propria indifferenza e del proprio egoismo, della propria aridità di cuore.

‘Le parole della solitudine – Eugenio Borgna
La solitudine non può non essere analizzata nelle sue strutture fondamentali; e una di queste è l’apertura agli altri, la comunione, che la costituisce nella sua essenza radicale. Così, la solitudine è una verità dimenticata della comunicazione; nel senso che non c’è comunicazione autentica senza la presenza di una solitudine interiore: di una riflessione palpitante di vita che dia ali alle parole, e le riempia di silenzio, e di contemplazione. La solitudine nasce dalla interiorità e dalla soggettività di ciascuno di noi; ed è, in fondo, uno stato dell’anima che si costituisce come il momento diastolico della vita. la solitudine non è solo desiderio di relazione, nostalgia acuta di relazione, ma è anche dimensione costitutiva di ogni relazione che intenda fondarsi sull’alterità e la comunione. […]
La solitudine e il silenzio sono esperienze interiori che aiutano a vivere meglio la vita di ogni giorno; facendoci distinguere le cose essenziali da quelle che non lo sono, e che siamo non di rado tentati di sopravvalutare nel loro significato’.

‘Dalla solitudine all’essere soli – Krishnananda, Amana
Affrontare l’abbandono, la privazione e il vuoto, che siano piccoli o grandi, significa affrontare la nostra solitudine, confrontarsi nello spazio interiore in cui ci sentiamo molto soli, nell’universo, non protetti, non amati e senza nessuno che si prenda cura di noi. E’ un buco nero nel quale non vogliamo assolutamente entrare. Quando sono immerso nel dolore dell’abbandono, non sento la gioia e la libertà di essere solo, almeno non all’inizio. Provo paura e dolore, proprio quel dolore che ho così astutamente evitato con il mio essere anti-dipendente. Aprirsi all’amore invita il dolore della perdita a entrare. Rimanere chiusi e non dover mai fare l‘esperienza di questo dolore è più sicuro, ma allora viviamo senza amore. fa male in entrambi i casi, ma se attraversiamo il dolore, si risolve; se non lo facciamo, si protrae per tutta la vita. non c’è modo di evitare il dolore dell’amore.
Fondamentalmente abbiamo tutti un profondo desiderio dentro di noi, quello di essere riempiti, di essere completi. Il dolore dell’abbandono e della privazione risveglia semplicemente questo desiderio che noi, normalmente, proiettiamo su un amante. Ma nessun amante può contenere o soddisfare questo desiderio. Spesso lo sentiamo come una spaventosa solitudine, ma questa solitudine è un periodo di transizione che va da quando cominciamo ad avvertirla fino a quando finalmente arriviamo a godere del nostro essere soli, riscoprendo una beatitudine interiore e la fiducia nella vita. invece di sentire un amore universale e un senso mistico di collocazione e di scopo nella vita, quello che ci accade all’inizio è, di solito, che ci sentiamo investiti da onde di un’intensa pesantezza e oscurità. Se non avessimo sofferto per l’abbandono da bambini, probabilmente ciò non accadrebbe, ma abbiamo sofferto, perciò dobbiamo attraversare questo periodo di transizione.
L’incontro con la nostra solitudine è uno dei punti in cui il cammino spirituale perde le sue fantasie romantiche e idealiste. Quando questa ferita viene in superficie, ci trinceriamo. Fa male, e ogni parte della nostra mente cosciente vuole evitare di sentire il dolore. Finché non avremo la volontà di affrontare e accettare questa ferita, incontreremo dolore, delusione e frustrazione con rabbia e aspettative. Il viaggio attraverso la vita non potrà essere profondo né beato e le nostre relazioni saranno solo espedienti superficiali che ricoprono montagne di risentimento. Ma una volta che abbiamo ritirato la proiezione che qualcuno possa colmare il nostro vuoto, possiamo realmente condividere il percorso alla ricerca della verità con un’altra persona. fino ad allora, il nostro amato non è ancora un amico, ma qualcuno su cui proiettiamo le nostre frustrazioni per alleviare il nostro dolore’

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